KUNG FU PER LA VITA QUOTIDIANA

“Un combattente che non sa esattamente dove vuole colpire il suo avversario colpisce l’aria o va a terra prima ancora di poter sferrare il primo colpo.”

di Caterina Marmo

Questo è un libro che vuol essere non soltanto divulgativo della profondità di pensiero dei monaci Shaolin, molto conosciuti per la loro abilità marziale; aspira a essere un aiuto concreto nelle difficoltà, che incontriamo nella vita quotidiana soprattutto nelle relazioni – in particolare in ambito lavorativo o di affari.

Spighiamo anzitutto chi è l’autore del libro, e perché ha titolo per parlarne. Bernhard Moestl, nato a Vienna, ha vissuto in Asia per molti anni; è stato un informatico brillante ed è un appassionato fotografo. Poi è diventato un imprenditore nel campo della formazione e del coaching. Durante la sua permanenza in Estremo Oriente ha maturato esperienze essenziali – anche come marzialista – che lo hanno influenzato in modo decisivo e che sono diventate argomento portante dei suoi seminari e dei suoi libri. Ha vissuto con i monaci nel famoso monastero Shaolin nella provincia cinese dell’Henan, studiando la loro filosofia di vita.

‘Kung Fu per la vita quotidiana’ è diviso in tre capitoli, in cui Moestl mostra innanzitutto come portare sè stessi e i propri pensieri nel presente (Parte 1: imparare a stare in piedi); poi come controllarsi (Parte 2: imparare ad essere forti) e infine come vincere senza combattere (Parte 3: impara a vincere).

Ogni capitolo presenta la saggezza della cultura dell’Asia orientale, ed è accompagnato da citazioni appropriate e significative. Alla fine, e anche all’interno di ogni capitolo – proprio perché non vuole restare soltanto un testo teorico – sono proposti alcuni esercizi da eseguire subito, mentre si legge e si assimila, senza pensarci su troppo perché solo così saranno veramente efficaci. Si tratta di riflessioni da mettere per iscritto, oppure dell’esecuzione di tecniche di meditazione.

L’assunto principale di Moestl è che le persone si lasciano trascinare dagli eventi della loro quotidianità, e rimandano le decisioni, e la vita vera, a un imprecisato futuro. Insomma, tanti di noi trovano sempre una scusa per non fare qualcosa di realmente produttivo e significativo. Il principio Shaolin dell’imparare a stare in piedi significa vivere nel qui e ora, prendendo coscienza del momento presente e della sua caducità, in modo da percepire ogni attimo come qualcosa di unico e di meraviglioso.

Moestl rimanda alla sua passione per la fotografia, e scrive che si dovrebbe guardare alla vita proprio come fa un fotografo, che ha bisogno di molto tempo per costruire le sue foto e deve considerare tutto. Però alla fine ciò che viene catturato dalla foto è soltanto un istante. Allenando la nostra percezione come fa un fotografo, possiamo imparare a vivere ogni momento più intensamente.

Si può intuire, anche non avendo letto il libro, che la consapevolezza e la determinazione sono ovviamente fra i fondamenti dell’agire dei monaci Shaolin e di chi vuole emularli. Più sorprendente può risultare l’enfasi dell’autore sul principio del non voler possedere, perché la proprietà rende l’essere umano debole e vulnerabile, dato che tutto ciò che accumula può essergli portato via.

Proseguendo nel suo viaggio Moestl ci mostra come imparare a essere forte significhi conquistare prima di tutto la serenità interiore, arma che può portare alla vittoria su qualsiasi ostacolo. E che può perfino declinarsi nella scelta cosciente dell’inattività, del non reagire, del non fare nulla. Che se attuata con determinazione può sconcertare ogni avversario.

In seguito, ci viene descritto come il principio dell’imitazione ci permetta di aiutare noi stessi adottando schemi o idee altrui che già funzionano. Scrive Aristotele: “La natura crea sempre e solo il meglio di ciò che è possibile”. Nessun animale avrebbe l’idea di sviluppare una nuova tecnica di caccia, se ne avesse già appresa una efficace dai suoi genitori. Lo stesso vale per le strategie di combattimento – in senso lato – degli esseri umani. L’imitazione, così ci insegna il principio Shaolin, ci fornisce una visione profonda della natura dell’altro. Ci rivela i suoi pensieri, i suoi sentimenti e ci permette di prevedere le sue azioni e reazioni al nostro comportamento, consentendoci di sorprenderlo.

Lo Shaolin ci consiglia con un ulteriore principio di crearci opportunità da soli, o di aspettarle, per usarle a nostro favore o contro gli avversari. Suggerisce anche che in alcune situazioni cedere è l’opzione migliore e incredibilmente porterà alla vittoria.

Col terzo capitolo si svelano finalmente i segreti per imparare a vincere; a questo proposito, il principio di superiorità è forse il punto più importante. Chi ha bisogno di rassicurazioni costanti per i propri risultati e vuole accontentare tutti, si sentirà sempre inferiore, battuto. Se invece si accetta di aver portato a compimento qualcosa, buono o cattivo che sia, le critiche o le lodi dell’altro non possono nuocere. In questo modo non si conferisce ad altri il potere sulle proprie azioni. Questo è probabilmente uno dei principi più difficili da assorbire, insieme a quello di mettersi sempre e comunque in discussione, evitando di affidarci a soluzioni preconfezionate, o a ciò che pensiamo di sapere.  L’ultimo principio ci ricorda che alla base di tutto c’è la conoscenza di noi stessi, di tutto ciò che noi abbiamo in nuce e che può svilupparsi, per portarci a ciò che dobbiamo diventare.

Moestl si raccomanda che le nostre energie si concentrino sull’obiettivo finale, e non vengano sprecate per effimeri successi lungo la strada.

Il lettore probabilmente potrà ritrovarsi un po’ spiazzato o addirittura infastidito dall’ atteggiamento di sfida dell’autore, che continuamente chiede al lettore se sia veramente motivato a cambiare, e per la sensazione di smantellamento dell’orgoglio personale che può derivare dall’affrontare certi esercizi. Sicuramente non è un manuale da una lettura e via; occorre riprenderlo in mano più volte e soprattutto insistere con la pratica se si vuole davvero ricavarne qualcosa, perché i risultati non sono immediati. Può essere in ogni caso uno stimolo importante per una riflessione su sé stessi, sulla propria esistenza e sui cambiamenti necessari da apportarle per viverla meglio.

Caterina Marmo

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