OBI – la cintura

OBI – la cintura

Obi, non vi fu mai accessorio più strettamente identificato con l’attività di chi l’indossa, è il capo d’abbigliamento più carico di leggenda e misticismo, ma in sostanza non è altro che una striscia di tela che cinge i fianchi e serve sostanzialmente a tener ferma la giacca. Com’è stato possibile che quest’oggetto abbia assunto una tale importanza simbolica? Tutto cominciò in modo abbastanza innocente. La storia ufficiale del judo Kodokan riporta che, nel 1883,  Jigoro Kano decise di separare il corpo studenti del suo nuovo Kodokan in due gruppi.

Uno sarebbe stato composto di studenti che, per abilità o progressione nell’arte, potevano essere considerati “seniores”. Essi sarebbero stati gli yudansha, o “gruppi di graduati”. Tutti gli altri furono riuniti nell’inferiore mudansha, “gruppo di non graduati”. L’introduzione da parte di Kano di un sistema di “gradi”, conosciuto in giapponese come dan-i, rappresentò una rivoluzione di tono minore nelle arti di combattimento Giapponesi in generale. Per secoli, fin dalla creazione dei primi ryu, il rango era di solito riconosciuto attraverso una serie di menkyo, o “licenze”. Rilasciare menkyo, sotto forma di pergamena arrotolata spettava al caposcuola del ryu. Una licenza significava la garanzia che il suo possessore padroneggiava parte o tutto ciò che riguardava i saperi segreti del ryu. I molti casi, non c’era gran bisogno di menkyo dal punto di vista pratico. O si possedeva la capacità o no; riuscire a conservare la propria vita sul campo di battaglia, era la miglior garanzia di qualità, più di qualunque certificato.

Kano fu uno degli uomini dal pensiero più moderno fra i Giapponesi della sua generazione. Egli conosceva i principi pedagogici occidentali in modo esteso ed approfondito. Sapeva bene che il progresso nell’apprendimento si rafforza anche attraverso segni tangibili, pertanto adottò il riconoscimento dei progressi nel judo attraverso l’attribuzione dei kyu, un grado dell’ordine inferiore, e più tardi , nello stesso modo, con un dan, per i gradi dell’ordine superiore.colorbelt

Le colorazioni distinte delle cinture dei kyu furono introdotte per un motivo pratico, probabilmente a causa del gran numero di allievi che avevano iniziato a praticare judo a quel tempo. Se Kano e i suoi allievi più anziani potevano facilmente riconoscersi tra loro, un nuovo allievo avrebbe avuto invece un bel daffare per distinguere un neo arrivato da uno degli esperti. La cintura nera sarebbe servita come segnale per indicare che il praticante che l’indossava era in grado di fornire consigli o istruzione.Obi-couleurs-karate-

Le prime cinture furono kaku-obi, bande di seta abbastanza rigide. La prima cintura di cotone fu introdotta nel 1907.BB

Inizialmente però al Kodokan si vedevano solo cinture nere e bianche, l’arcobaleno di colori che definiscono i kyu fu introdotto solo nei primi anni cinquanta, e non in Giappone ma bensì in Europa. I dettagli sono molto frammentari, ma è molto verosimile che quest’innovazione sia da attribuire ad un judoka straordinario, Mikonosuke Kawaishi, nato nel 1899 fu un intrepido innovatore nell’esplorare nuove vie per introdurre il judo ai non Giapponesi. Fu proprio dalla Francia, dove si era recato per insegnare, che per primo, tentò l’esperimento di creare un codice di colore delle cinture che esprimesse i vari livelli di preparazione degli allievi. L’idea prese piede e immediatamente si diffuse attraverso i dojo di judo di tutta Europa.black_belt

In sostanza questa è la storia di come accadde che le cinture divennero colorate. Qualunque fosse l’intento di Kawaishi, non vi è alcuna evidenza che l’uso di cinture colorate abbia un’antica sorgente marziale. Esistono altre spiegazioni sul perché la cintura bianca sfumi attraverso tinte sempre più scure, fino al nero. Ma a me, come per molti praticanti tradizionalisti, piace pensare ad una visione filosofica dei passaggi di colore, del lento rovinarsi, sfilacciarsi e quasi sbiancare delle cinture nere. Rovinarla (non apposta, ma con la costante e faticosa pratica) ha un significato zen. La cintura è bianca, il principiante con la mente pura senza pregiudizi si allena, apprende i rudimenti e mano mano diventa padrone delle tecniche, allenandosi, faticando, diventa marrone. Quando lo sforzo è al suo massimo, la cintura per lo sporco e la fatica è nera, la mente pura è colma di tecnica. Poi, lentamente, la tecnica diventa parte dell’animo, la cintura riporta la mente alla sua purezza originale, arricchita della tecnica intrinseca..

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