Il Tao del Dragone. Verso la liberazione del corpo e dell’anima – Bruce Lee (1940-1973)

Il Tao del Dragone. Verso la liberazione del corpo e dell’anima  –  Bruce Lee (1940-1973)

di Caterina Marmo

L’appena trascorso 2013, anno in cui cadeva il 40° anniversario della morte di Bruce Lee, ha dato l’occasione non solo per la riscoperta dei suoi film, trasmessi in tv insieme ad alcuni documentari inediti almeno per l’Italia, ma per un rinnovato interesse attorno a lui, o a ciò che egli stesso ha creato, o scritto. Per inciso, dato il successo in termini di audience, Rai 4 ha deciso di riproporre il ciclo cinematografico dedicato a Bruce Lee collocandolo in prima serata, nei lunedì del mese di marzo. E non sono escluse ulteriori repliche.BL 0001

Qui ci occupiamo di una raccolta di appunti, documenti, foto, intitolata ‘Il Tao del Dragone’, curata da John Little con l’autorizzazione dei familiari di Lee. Il volume ha il non secondario merito di finanziare due borse di studio, destinate rispettivamente ad aspiranti medici e ad aspiranti attori. tramite parte dei proventi derivanti dai diritti d’autore.

Di Bruce Lee vogliamo riportare alcune considerazioni che valgono per le arti marziali, ma possono essere applicate con profitto anche ad altri campi. Una su tutte, è paragonabile a quanto affermava Pablo Picasso (1881-1973) per le arti figurative: «A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino…In ogni bambino c’è un artista. Il problema è capire come rimanere artisti diventando grandi».

Dal canto suo, l’inventore del jeet kune do sosteneva che il vero artista marziale deve essere: «…innocente come un bambino, e allo stesso tempo avere tutta l’ingegnosità e la scaltrezza tipiche della più acuta intelligenza di una mente matura ». Deve acquisire le conoscenze e le abilità, ma poi progressivamente ‘dimenticarle’,  per non diventarne schiavo. In definitiva, essere inconsapevolmente consapevole, e veramente libero. In ciò Lee  si ricollega al pensiero zen, citando Chuang-tzu (369–286 a. C.) quando definisce così l’uomo perfetto: «…usa la sua mente come uno specchio; non si attacca a nulla, ma non rifiuta nulla; accoglie, ma non trattiene ».

blPrivato di queste caratteristiche, il praticante di arti marziali altro non è che un robot insensibile prigioniero del suo assillo di perfezione, un conformista, una marionetta disperata che riproduce passivamente gli stilemi e le tecniche proposti dal suo maestro, e codificati da qualcun altro. Pericolo questo, sempre presente soprattutto per chi si dedica al kata – combattimento immaginario o esecuzione delle forme che dir si voglia. Quando nell’arte marziale deve prevalere la non-forma, la continua evoluzione, la fluidità. Altrimenti, l’atleta è destinato a rimanere un artista di seconda categoria, esecutore magari perfetto, ma pedissequo, di dettami altrui.

In effetti l’arte marziale è paradigma della vita stessa,  la rappresentazione del conflitto interiore che si agita in ciascuno di noi, particolarmente per lo specialista del kata, perché ogni calcio, ogni pugno, prima che all’avversario immaginario, sono rivolti a sé stesso, al suo ego.

I-Am-Bruce-Lee-BD_01Lee, col chiaro intento di evitare ad altri di cadere in determinate trappole, oltre che come monito a sé stesso,  nel testo elenca le malattie, i vizi più comuni che possono affliggere un marzialista: il desiderio assoluto e prepotente di vittoria; il desiderio di ricorrere ad astuzie tecniche; il desiderio figlio della vanità personale di mostrare tutto ciò che si è appreso; il desiderio di intimidire il rivale; il desiderio di assumere un ruolo passivo nei confronti di chi giudica; il desiderio d’esser libero da qualsiasi cattiva abitudine o pensiero, imponendoselo.

Ostacoli che impediscono la realizzazione del sommo desiderio incarnato da Bruce: artista marziale per scelta, attore per professione, per vocazione, e per destino artista della vita.

CONSIGLIATO: ovviamente a chi pratica arti marziali, a tutti i livelli, o è semplicemente un appassionato; a chi si avvicina per la prima volta al mito Bruce Lee, senza pregiudizi; a chi è incuriosito dagli aspetti meno noti della sua figura – dallo studio della filosofia e della psicanalisi, alla produzione poetica, alle sue teorie sull’arte e sulla recitazione.

Caterina Marmo

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