Bilancio di fine stagione 2015, con uno sguardo al futuro

Bilancio di fine stagione 2015, con uno sguardo al futuro
di Caterina Marmo

Quella agonistica 2015 è stata fondamentalmente un’annata di transizione, ma nonostante questo ha portato nel karate molte novità: dai Giochi Europei, all’approdo di gare importanti in nuovi Paesi, alla rinnovata discussione sull’accesso alle Olimpiadi, a un forte ricambio generazionale. Dulcis in fundo, al rilancio dello stile Shotokan.

La stagione agonistica del karate sta volgendo ormai alla sua conclusione; le sue ultime battute di rilievo sono previste poco prima di Natale: in Croazia, dove si terrà il campionato dei Balcani riservato ai più giovani fino agli U21, e a Monteruscello (NA) con il consueto Open di Campania, dove di solito sono presenti molti fra i migliori atleti italiani.

Come tutti gli anni dispari, il 2015 fondamentalmente è stato una transizione verso i Mondiali assoluti che si svolgeranno in Austria, a Linz, il prossimo novembre.

Ma per essere un periodo interlocutorio ha davvero contribuito a impostare una rotta nuova nella storia dell’arte della mano vuota.

baku2015-300x300Intanto, sulla falsariga dei Giochi olimpici tradizionali si sono disputati per la prima volta a Baku (Azerbaigian) i cosiddetti Giochi Europei. Per qualcuno si tratta solo di un contentino concesso a un Paese arricchitosi di recente, che dispone di ingenti risorse finanziarie, ma forse non è ancora pronto per organizzare un evento mastodontico come le Olimpiadi. Però bisogna rilevare che la rassegna europea ha incluso nel suo programma anche discipline mai presenti nei Giochi olimpici estivi; fra esse il karate, seguitissimo oltre che molto praticato nel Paese, e che proprio per questo motivo ha goduto di una notevole ribalta mediatica. L’esperimento può sicuramente considerarsi riuscito; ha proposto dei mini tornei con pochi atleti, invitati sulla base delle classifiche individuali di merito, con un bonus per i rappresentanti della nazione ospitante. Che abbastanza prevedibilmente hanno trionfato nel medagliere, soprattutto grazie al kumite.

0621151434888945Passiamo al circuito della lega Karate 1, che a imitazione di quanto avviene nell’atletica leggera o nel pattinaggio su ghiaccio si articola in un percorso a tappe, con un premio finale per i migliori tre piazzati di ogni categoria.

Almeno nel kata, per entrambi i sessi, rispettate ampiamente le previsioni col dominio di due atleti spagnoli – Damian Hugo Quintero e Sandra Jaime Sanchez – tesserati per un club degli Emirati Arabi. Già questo è significativo, perché la ricerca di sponsor che permettano di sostenere le spese necessarie per poter prendere parte alle più importanti competizioni mondiali si spinge – come è già successo p.e. nell’equitazione – addirittura oltre i propri confini nazionali. E potrebbe diventare sempre più frequente, dato che il karate si sta per l’appunto globalizzando. Alle storiche gare europee e giapponesi ora si affiancano a rotazione appuntamenti in Marocco, Egitto, Dubai – parliamo comunque di Paesi che hanno una solida esperienza nella disciplina e buoni piazzamenti nelle graduatorie internazionali- piuttosto che in Brasile. A dimostrazione della sempre maggior diffusione in termini geografici di quest’arte marziale, anche nella sua versione agonistica.

Croce e delizia dell’ambiente da anni, s’è riproposta la discussione sull’opportunità dell’accesso del karate alle Olimpiadi. Per tutta una serie di ragioni, non solo prettamente commerciali, la federazione internazionale WKF – quella di maggior peso per numero di iscritti – spinge per un inserimento che potrebbe coincidere con l’edizione di Tokio 2020. Con un torneo proprio a Okinawa, l’isola dove il karate è nato. Un ritorno alle origini, un bagno di purezza oltre che una rivalsa nei confronti di altre discipline marziali, che recentemente a quel palcoscenico ci sono già arrivate – leggi Taekwondo. Apprezzabile la decisione di non ricorrere a espedienti strambi per concedere qualcosa di più allo spettacolo e alle riprese televisive, come gareggiare nel sound karate e magari con coppie miste, ipotesi ventilata tempo fa. Se il karate supererà l’ultima selezione, che vede fra gli avversari più temibili il surf (!!!) , presenterà un calendario basato su tornei individuali di kata e di kumite, con rigidi criteri di ammissione a quella che sarà sicuramente anche una festa. E che presumibilmente, a meno di improvvise inversioni a U, consoliderà un ricambio generazionale già in atto ai vertici delle graduatorie, e una nuova popolarità per lo stile Shotokan.

ALI SOFUOGLU LUCIO MAURINO_nInfatti, dopo anni in cui a dominare nel kata – dove meglio si possono apprezzare le differenze di stile – sono stati esponenti dello Shito e del Goju Ryu, si affaccia alla ribalta una generazione di giovani campioni specialisti dello Shotokan. Uno di essi, che forse ne è il miglior interprete in questo momento, è reduce dalla prestigiosa vittoria ai Mondiali giovanili assoluti di Jakarta a metà novembre, nella categoria maggiore ovvero gli U21.  Si tratta di Ali Sofuoğlu, 20 anni, stambuliota, oggi stella riconosciuta del karate internazionale, tanto che è stato invitato in Italia dal tecnico azzurro Lucio Maurino – indimenticato componente della squadra delle meraviglie che ai bei tempi vinse di tutto e di più – per rivitalizzare col suo esempio le sorti del kata maschile nazionale, alquanto deludente in terra indonesiana. Facciamo quindi il punto assieme a lui.ALi_Sofuoglu-in-trionfo

Intanto, ti aspettavi di conquistare il titolo mondiale?

“Era l’unico pensiero che avevo in testa. Ci tenevo molto. Avevo fiducia, perché avevo lavorato sodo, credevo di poter vincere e alla fine ce l’ho fatta.”

Le tue sensazioni quando hai capito di aver centrato il tuo obiettivo.

“È stata un’emozione fortissima. Avevo già vinto in passato 4 campionati europei, ma un mondiale è diverso, è il massimo, sei davanti a tutti. Spero tanto di potermi ripetere nella categoria senior.”

Il momento più difficile del tuo percorso mondiale?

“Naturalmente il terzo incontro, quello col giapponese – Hiroshi Kubo – laureatosi campione del mondo in Spagna, due anni fa. Quella volta mi ha sconfitto 5:0, e sono terminato ai piedi del podio dopo i ripescaggi. Lui aveva eseguito il Suparimpei – il kata più complesso dello stile Goju, con i suoi 108 passi – e io il mio preferito, il Kanku Sho. Stavolta abbiamo ripetuto gli stessi kata, solo che il punteggio è stato diverso, l’ho battuto 4:1. Davvero un bel match per me, alla fine!”

Avevi già in carniere una medaglia mondiale, quella d’argento fra gli junior del 2011…

“Sì, e anche quella volta avevo perso contro un atleta del Giappone – Toshifumi Nakashima, poi sparito dalle scene (NdR) – . Ho perso l’equilibrio la bellezza di 3 volte nel Gankaku – la specialità del celebre trio italiano Valdesi-Maurino-Figuccio citato prima – ed ero terribilmente triste dopo la finale, nonostante il secondo posto. In Indonesia è stato tutto differente, fin dall’approccio, sicuramente più consapevole. Ero preparato ad affrontare tutti i possibili inconvenienti, anche grazie ad allenamenti molto duri. Mi sentivo così anche durante la finale. Ero davvero pronto a cogliere l’occasione e a diventare campione.”

Insomma, tanta fatica sì, ma anche un concentrato di maturità psicologica e mentale. Adesso, cosa prevede il tuo cammino agonistico?

“Il mio sogno sarebbe arrivare a disputare la finale degli Europei senior.” Che si terranno in Francia la prossima primavera, ma per arrivarci dovrà sconfiggere la concorrenza dell’attuale vice-campione europeo, il suo connazionale Mehmet Yakan. “ Se vincessi, sarebbe la prima medaglia d’oro nella storia del kata per la Turchia. Vorrei tanto che fosse mia. E poi mi piacerebbe partecipare ai Mondiali. Se giungessi sul podio, sarei estremamente contento. Dopo chissà, magari al prossimo giro sarò in corsa per il primo posto.”

Sinceramente: cosa ne pensi del karate alle Olimpiadi?IMG_4331

“Penso che il karate potrebbe aggiungere una magnifica nota di colore e di significato ai Giochi, più viva di qualsiasi altra arte marziale. Sarei felice di essere scelto per la gara individuale maschile, per rappresentare il mio Paese.”

Parliamo delle rinnovate fortune dello Shotokan, di cui tu sei un esponente esemplare. C’è qualcosa di particolare che la scuola turca o lo stesso Sofuoğlu possono offrire come contributo allo sviluppo e all’ affermazione di questo stile?

“Non credo di essere un grande campione, in verità. Ma ce la metto tutta e mi riprometto di arrivare a diventarlo. E questa per me è la mia caratteristica più importante. Quanto all’essere imitato – molti copiano le sue versioni di Kanku Sho e Unsu, caratterizzate da una notevole dose di realismo nelle tecniche di combattimento, oltre che da espressività e abilità acrobatiche evidenti soprattutto nei salti (NdR) – no, quello non mi interessa. A me interessa più di tutto dare il meglio in ciò che faccio.”

Per creare una tendenza stilistica, c’è ancora tanto tempo. Riprendendo Nazim Hikmet, notissimo poeta del suo Paese, possiamo dire che Alì è come uno scoiattolo, che non s’aspetta altro dalla vita, che viverla.

Caterina Marmo

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