Si pronuncia Karatè!

 

Si pronuncia Karatè!

Quanti di voi non hanno avuto almeno una volta il dubbio su come si pronunciasse la parola Karatè? Beh io si, e non era facile una volta in tempi ante-internet trovare informazioni di questo tipo. Allora ci sono tre vocali su cui potrebbe cadere l’accento, solo tre possibilità (a parte poi il tipo di accento… acuto o grave) e per di più sappiamo che la lingua giapponese non ha accenti e tutte le sillabe hanno lo stesso peso (a volte le vocali si prolungano come le o di Tōkyō con il macron ō in Tookyoo) perciò cosa fare? Grazie ad internet ho trovato una risposta piuttosto esauriente e la condivido con voi:

Il seguente testo è ripreso dal sito http://www.facebook.com/pages/Si-dice-Karatè-e-non-karàte/118247534902802?sk=info

Di base si sappia che la lingua giapponese NON HA accenti, di fatto le sillabe hanno lo stesso peso come pronuncia per cui è del tutto fantasioso attribuire un accento alla parola karate. Probabilmente per il fatto che tra i primi ad importare in europa questa disciplina vi furono i francesi si iniziò a chiamarlo karaté con un forte accento sulla sillaba finale “te”, poi qualcuno in italia ebbe la bella idea di favoleggiare su nuove e più erudite interpretazioni, per cui presero a circolare parole come kàrate, o peggio ancora karàte una delle più diffuse, come la mitica località Carate Brianza vicino Milano. Di fatto però in nessun video in lingua giapponesesi può sentire proferire parole del tipo “kàrate” o “karàte brianza”, semplicemente si può ascoltare la parola pronunciata in maniera quasi neutra, con un lieve peso maggiore sulla sillaba finale “te”.

“Si dice “karàte” o “karatè”?

La pronuncia esatta è “caratè”, non ci sono dubbi. La questione è peraltro controversa, per cui cercherò di fare un po’ d’ordine sì da rispondere in maniera completa e – spero – esaustiva:

Etimologia: Il termine karate risale all’epoca in cui il Maestro Funakoshi esportò da Okinawa a Tokyo l’antica arte da combattimento dell’isola, che fino ad allora veniva genericamente denominata “To-de”, ossia “Mano della Cina”, a testimonianza dell’origine di tale disciplina. Funakoshi alterò dapprima la pronuncia, trasformandola in “kara-te”, ossia variando il primo ideogramma (da “To” a “Kara”) mantenendone peraltro il significato. (“De” e “Te” esprimono invece il medesimo concetto). Successivamente mutò la grafia del termine: la parola “Kara” assume infatti tanto il significato di “Cina” quanto quello di “Vuoto”, ovviamente mutando di ideogramma. Oggi dunque il termine sta a designare l’arte “della mano vuota”. Per una più dettagliata descrizione della parola si vedano “Lo zen e la via del Karate”, K. Tokitsu, Sugarco Ed, 1989 o “Storia del Karate”, stesso autore, Luni Ed., 1995.

Pronuncia: Essendo, come detto, la parola “karate” un termine giapponese, esso va evidentemente pronunciato alla giapponese, ossia ponendo un’accento sull’ultima lettera (cfr. la prassi adottata in Italia dai Maestri Shirai, Naito, Nakayama, Nishiyama, Kase, tanto per citarne alcuni…)

Grafìa: Qui le cose si complicano. Secondo la grammatica italiana, tutte le parole tronche in vocale, dal bisillabo in poi, vanno sempre accentate: è una semplice legge grafica fondamentale felicemente introdotta nella nostra scrittura fin dal Cinquecento (“Si dice o non si dice”, Aldo Gabrielli, Mondadori, 1976). Esempi tipici della nostra lingua sono altre parole composte quali “autogrù” o “vicerè”. A questa regola si adatta, per esempio, l’Enciclopedia De Agostini. Peraltro il termine “karate”, come spiegato nella successiva risposta, è tradotto dal giapponese impiengando il sistema Hepburn, che risentendo dell’influenza anglosassone non richiede l’uso degli accenti. Pertanto, pur pronunciandosi come fosse accentata, la parola andrà scritta tutta attaccata e senza accento. Alcuni puristi suggeriscono di scrivere e pronunciare il termine come due parole separate e quindi scrivere “kara-te” e pronunciarlo “carà-tè”

Consuetudine: Nonostante tutto in Italia sono ancora molti a pronunciare “caràte”. Vediamo il perché: Il principale veicolo di diffusione di questo marchiano errore è rappresentato dalla televisione: in molti film (ed in alcuni talk-show) si sente spesso ripetere il termine in maniera errata, ma occorre ricordare che buona parte degli studi televisivi e la totalità di quelli cinematografici si trovano in quel di Roma ed in dialetto romanesco la disciplina viene denominata appunto “er caràte”. Si tratta però di un dialetto, non della lingua italiana!

La stessa FILPJK, per statuto delle federazioni aderenti al CONI, ha sede ha Roma, e ciò aumenta a dismisura la confusione.

Un’altra comune fonte d’errore proviene da quanti sostengono che la dizione “caratè” sia una francesizzazione del termine originale, essendo il karate stato introdotto dapprima in Francia e poi in Italia: come abbiamo visto anche questa spiegazione risulta del tutto priva di fondamento.

Riassumendo: Si scrive “karate” e si dice “caratè”, mentre “Caràte” è una ridente cittadina della Brianza.

Alessandro Sasso

Per terminare mi viene alla mente quando sento pronunciare la parola “regime” riferita alla meccanica, tante volte ho sentito ad esempio in tv fior di ingegneri esprimersi con “règime”, forse nella loro testa lo dicono per separarlo dalla sua connotazione politica o chissà per quale motivo, ma che idiozia comunque… che tristezza.

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