Del KEIKOGI

M° Ciro Varone“DEL KARATEDO Pensieri e confutazioni sulla pratica del karatedo”

Se potessimo fare un salto indietro nel tempo (fine 1800) e proiettarci a Okinawa saremmo in grado di osservare antichi maestri, oramai leggende, mentre si allenano e potremmo così vedere come si vestivano per praticare il karate in quel periodo.

Dalle informazioni pervenuteci siamo certi che, in quella particolare fase di sviluppo del karate come pure del judo, questi maestri forieri praticavano tali arti a torso nudo e con i soli slip.

Nel suo libro “lo spirito guerriero del Giappone”, E.J.Harrison spiega che anche gli allenamenti di judo avvenivano in pantaloncini corti e che spesso riportavano numerose escoriazioni, solamente quando l’autore iniziò a praticare al Kodokan di Jigoro Kano cominciò a utilizzare i pantaloni.

Quello che noi genericamente oggi chiamiamo kimono (vestito) fu inserito dal M° Gichin Funakoshi in occasione della sua prima esibizione in pubblico, anche se la definizione di “kimono” non è molto appropriata in quanto la stessa si traduce dal giapponese all’italiano in “vestito”.

Il M° Funakoshi su suggerimento del fondatore del judo M° Jigoro Kano che lo esortò ad utilizzare la stessa tenuta d’allenamento (keikogi) che lo stesso Funakoshi per l’occasione si cucì con le sue mani secondo le necessità del momento.

Il colore bianco in Giappone è adottato per il lutto; il M° Funakoshi che in quel particolare momento stava cercando di dare al karate un’immagine di arte del budo fece combaciare il sillogismo di abbinare tale colore della sua uniforme in virtù del fatto che chi si apprestava, seconda la sua idea, a praticare il karate budo che doveva prima “uccidere il suo ego”, da qui anche “kara-te”, mano vuota, priva di cattive intenzioni e di egoismo.

Oggi nella pratica quotidiana del karate il keikogi è scelto secondo consigli stilistici di moda: tanti fanno sfoggio sopra il loro uwagi di un marchio sportivo famoso o quello di un maestro di karate particolarmente noto, nella scelta della misura e della lunghezza seguono alcune indicazioni date, molto spesso, da un regolamento arbitrale che ne stabilisce il colore, la lunghezza delle maniche della giacca(yuki) e dei pantaloni, e/o il distintivo di appartenenza (mon), senza tenere in considerazione fattori strategici un tempo per i guerrieri, e ancora oggi per alcuni corpi speciali, era fondamentale la scelta dell’equipaggiamento militare: sapersi dotare della giusta attrezzatura voleva dire poter agire in piena liberta di movimento senza che appunto l’abbigliamento ostacolasse l’azione.

Il keikogi, o meglio, il karategi è composto dal pantalone (zubon) e dalla giacca (uwagi) tenuta chiusa da una cintura (obi) del colore del livello raggiunto, che spesso viene ricamata con dei kanji che riportano il nome del proprietario della cintura o una frase tramandata da maestro ad allievo.

Molti praticanti indossano il keikogi come si indossa un qualsiasi abito occidentale tagliato e cucito per esaltare le linee del corpo, non come tenuta d’allenamento dove invece l’abito dovrebbe esprimere, secondo la tradizione orientale, uno spazio interno libero tra il corpo e la stoffa per dare al movimento del fisico un senso di fluidità e ondeggiamento fino a fondersi con il tessuto stesso.

Un praticante, sia maschio che femmina, che indossa nel modo corretto il keikogi, visto da dietro non dovrebbe mostrare nessuna differenza nei lineamenti corporei, solamente attraverso le proprie movenze si può percepire una sottile differenza tra maschio e femmina.

Questa foggia particolare serve per annullare, sia nel maschio che nella femmina che lo indossa, l’aspetto sensuale del vestire occidentale tralasciando la facciata esterna (omote) che occorre per esaltarne le forme fisiche, mentre, appunto, il keikogi si presta a celebrare la bellezza interiore (ura), la parte nascosta e spirituale della pratica mantenendo inalterato la praticità dei movimenti che comunque deve essere messa prima di ogni altra cosa.

Tratto dal libro di Ciro Varone “DEL KARATEDO Pensieri e confutazioni sulla pratica del karatedo” 2009 Editrice UNI Service – ISBN: 9788861783980

ModLogoKam

Rispondi